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Doveva finire un venerdì

la tua tribolazione, di maggio,

l’aria fredda d’una finestra

spalancata a spegnerti il respiro?

 

Non amo i fiori dai colori allegri

quasi a smentire un funesto giorno.

La memoria è piena di fiori rossi e gialli

e di foglie a stormi e di stagioni tristi.

 

Esonda come un fiume in piena

ed io travolta dall’impeto mi dimeno.

Non so nuotare. Altro guaio, altro affanno.

 

Giungerò al sospirato giorno?

Del ringraziamento, dico …

per essere ancora viva,

così sarcastica e spesso isterica,

e lamentarmi della casualità?

 

Dovevo nascere anche quell’anno a maggio,

dopo l’infausto interminabile venerdì?

Odio i fiori. Anche le rose rosse,

tre,  appassite,  il cimelio d’un altro viaggio,

per altro borgo, da me distante.

 Dedalus - 21/05/2020 23:14:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

E la poetessa parla con se stessa come in confessione, un narrarsi ripetuto più volte nel tempo e nel corso della sua vita, un dialogare costante e serrato, che è più un monologo che un dialogo, in cui dice di luoghi e di fiori, di rose appassite e "di foglie a stormi e di stagioni tristi". La sua memoria
"Esonda come un fiume in piena/ed io travolta dall’impeto mi dimeno", Nella vita di ognuno di noi ci sono corsi e ricorsi, ci sono momenti belli e momenti tristi, qui si arguisce che sia questo il mese che alla poetessa riporta fatti ed eventi che hanno segnato il suo divenire. Lirica stupenda.

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